TELESIO (Texto original) Libreto Ópera
Opera in due atti e un epilogo |
PROEMIO Il Poeta Io vivo sul finiré del sistema solare. Fioco è l’”essere” steso. A quel che pare. Si va esaurendo il moccolo. É rimasto solo lo stoppino, il lumicino della nostra mente. Per il rest, svestirsi vestirsi alzarsi, coricarsi e continuare a vivere. Come niente. Se non si sveglia que che chiamiamo Spirito che sino a prova contraria dorme , ben poco ci resta. Si leva il vento delle parole l’armonia e la proporzione dirigono il pensiero. Si cancella l’insubordinazione. Le stimmate dell’assunzione si imprimono sulle cose. Deserta, brulla, la Terra non più turbata brilla alla luce del suopensiero. Bernardinus Cosentinus haec cogitabat. Cadevano dunque i veli al suo pensare, le spine e le corolle cadevano. Respirava la Terra restituita al nobile spazio, ai cieli, Terra non più tralignata, criminale. Odoroso sasso. In cui Dio si immonda e più non se ne parli. Quum quo nullus Deus divinaque entia sensus attingere potest. Vai, sciogliti al vento, mugola l’asse della terra, segui l’incanto del suo moto. Il suo discanto. Caldo e Freddo, cielo e terra A’Archiepiscopo della filosofía moderna li trasforma in danza. Celebrate mura il tempo della mente li accoglie. Portale trapunto di terreni sillogismi, le parole non sono mortali se le udiamo a tanta distanza. O carovan serraglio di argomenti. O dolce cosentino! Bernardino Telesio “Se io parlo di me, non ne parlo in tono testuale. Io sono un tronco, un albero spezzato, un tralcio, un sasso senza fiume, un uccelo impagliato. Una rosa, una cosa. Una scusa. Io comincio - ti sei convinto? – da una fiabetta.” (Il nostro, al centro di una modesta Stanza stava e attorno a sè guardava la danza di una mosca. Il faut bisogna tentare, tenter de penser, parlare, dire tutto, dicevail cosentino). Mi empio di questa Terra che daccapo luce riprende risplende, l’ombra scompare, sgombra rientra nello stanco tango universale. Ma affermo e giuro che qualora non fosse il suo stabile punto neanche si potrebbe muovere il cielo. Coro (Terra al centro, dunque. Cosi comincia il gioco). |
ATTO PRIMO -Scena Prima Grande piazza.Molta gente passeggia. Brusio di voci. Coro L’ordito delle idee scorre davanti al suo sguardo come un mazzo di malfamate essenze. Bordello dell’intelligibile. Taverna dello spirito. Sconfinano da esso le Idee. Ma contrariamente a ciò che dice Platone nesuna Idea vi si vede nè ad alcuno è stato dato vederla. Se però si potesse gettare uno sguardo al di là del sogno e vedere le Idee ci colpirebbe il mutismo del mondo sopra sensibile. (Il vocio termina bruscamente, sulla piazza comincia la Danza del Caldo e del Freddo.) -Scena Seconda (I danzatori, quasi immobili) (Mentre la Danza ha inizio:) Telesio (commenta) Mi diedi a studiare il fredo e il caldo non solo con la compostezza del filosofo, ma con l’anima felice di chi rabbrividisce e arde e così si sente vivo. Trovai così in me stesso una prova ancora della potenza di entrambi. E il termine vita mi parve li riassumesse. -Scena Terza Un Dotto amico di Telesio Solo in un essere dormiente, incerto e oscillante tra realtà e sogno, immerso in un semilíquido torpore alligna ancora una coscienza di qualcosa a cui si affida più o meno interamente. Qualcosa che “ama”. La natura si conosce solo: Telesio non l’ama. L’affaccendarsi umano non offre uno stimolo più deciso di quello che deriva dalla natura nel momento in cui un Vulcano è in pieno attività o il mare agitato e tempestoso o in cui il Caldo e il Freddo si sfrenano? La noiosa insulsa vita pratica – ossia quella che viene chiamata vita reale – cos’è ad esempio a chi ha occhi solo per contemplare la natura, e mani per aggiustarsi gli occhiali per vederla? (Esce di scena) (Telesio entra dal fondo. Passeggia nervosemente): Telesio Sinceramente la natura mi annoia. L’agitudine certifica il sentimento di esistenza proprio del filosofo. È tra i vizi riempirsi di esistenze. Per il filosofo anche la Natura è una consuetudine di lavoro. Il profano attende i suoi certificati di esistenza. La natura, annunciata da un filosofo, è come una malattia occulta diagnosticata da un luminare. Quanto a me, la trovo sul mio tavolo assieme alla mia penna. Il filosofo, per dirlo in modo giuridico, ha un contratto solo con la verità: “Mia amica o nemica, giuro di pensare solo a te, di arrivare alle profondità più abissali per arrivare a te, di scalare vette, errare anch’io nei boschi o dove sia, abbaiare come un cane, pur di arrivare a te”. |
-Scena Quarta Coro femminile Ospite egli è del regno cerebrale. Ingordo di stelle luccicanti, ingordo di venti, di fulmini e mari. Di colori e sapori si espone al crollo, alle rovine. Indaga. Pensare gli riesce ancora. Ancora gli reserva sorpresa. (Coro maschile ripete) FINE PRIMO ATTO ATTO SECONDO -Scena Prima (Telesio passeggia nell’amata piazza. È mattina presto. Ma giè la gente va a lavoro o si aggira qua e là bighellonando. Borghesi, contadini, artigiani, ecc.) “Eretico, figlio del diavolo” (sussurrano al vederlo i borghesi che si riconoscono dalle loro palandrane, dai cappelli a cono, ecc). Qualcuno lo avvicina minaccioso. Telesio si gira tranquillo rivolgendosi alla piccola folla che nel frattempo va aumentando. Telesio (Con molta ironia) Non avrei mai creduto che errori che non furono visti nemmeno a Roma, fossero visti a Cosenza. Non solo, ma che gia nella prima edizione della mia opera fossero stati trovati gravissimi errori contro la religione cattolica. Per i cosentini, dunque, avrei sostenuto che l’anima è mortale e avrei negato che il Cielo fosse mosso da Intelligenza. Il fatto che la mia opera sia stata approvata da numerosi teologi non incrina minimamente la certezze dei mi così dotti cosentinesi. Ma di che mi occupo io in essa? Nella mia opera non si trata di altro che dei primi Corpi e dei principi, cioè il Caldo, il Freddo. L’Umido e il Secco. Dell’anima non vi si dicono che pochissime cose, soltanto quelle che riguardano l’anima sensitiva e l’anima motrice. Escludo tassativamente che ciò che ho detto sia contrario alla religione . Nelle Sacre Scritture infatti non sta per niente scritto che il Cielo sia mosso da intelligenze (cosa che dice Aristotele a cui io mi oppongo). Solo invidia e malignità, e aggiungo ignoranza, stanno alla base di queste accuse. Io per mio conto sono di religione, cattolico. Ma come filosofo sono solo filosofo!. E adesso, miei cari concittadini abbiatevi i miei ossequi e che vadano bene i vostri affari. (Con calma e dignità riprende la sua passeggiatta. Nella piazza scende un silenzio di tomba) -Scena Seconda (Abitazione di Telesio) Telesio ricorda un suo amore giovanile romano Ricordavo i tuoi occhi ieri será. Vi spaziava la primavera, tutto il bene che c’era attorno a te. La tua anima coglievo, sdraiata, a riposarsi su morbidi cuscini trapanati di sete de magici paesi. Lo sguardo vi trvò ciò che cercava. Sospesi attorno a te vi erano angeli. |
-Scena Terza Coro A nuove sorgenti atinge il tuo piacere. Guardare il cielo ogni momento. Abbandonare le tortuose tradizioni. Trascorrere la notte sull’erba, a meditare con metodica precisione. O a guardare lo smalto di una porcellana per un giorno intero. Come un cinese dell’Impero. -Scena Quarta Telesio (Ancora nella sua stanza) Perchè mi assale questo ricordo? Anzi, perchè ricordare? Cosa indegna che mi consegna mani e piedi al passato che io detesto? Ma devo convenirne, ci sono ricordi così seducenti…! Ricordo spesso quella bella fanciulla romana,con la quale ebbi un rapporto così fugace che ne rimase solo una fuliggine… Fu lei forse che mi ispirò il De fulmine. -Scena Quinta (Amici cosentini di Telesio parlano tra di loro di lui) Primo amico Telesio , per dirlo in modo giuridico, ha un contratto solo con la verità. È come se dicesse ad essa: “Mia amica o nemica, giuro di pensare solo a te, di arrivare alle profondità più abissali per arrivare a te, di scalare vette, errare anch’io nei boschi o dove che sia, abbaiare come un cane, pur di arrivare a te”. Secondo amico Che un uomo debba condividere como uomo ciò che dice come filosofo, è chiedere troppo poco. È fare del filosofo un ometto come chi glielo sta chiedendo: stare attento agli spifferi e temeré i raffreddori. Mentre in qualità di filosofo egli incarna una parte temeraria e vive mille avventure. In Telesio la Natura abita nel suo corpo, nei suoi intestini, nei testicoli, nel suo sperma, nei suoi nervi, nella sua pompa cardiaca… -Scena Sesta Coro Gli splendidi rumori delle vie, le improvvise malìe… Si sentono suoni e scoppietti di voci, grida e guizzi d’allegria. Tutto è salvo. -Scena Settima Telesio Indosso il sambenito e mi confesso. Al Tribunale della mia anima, al Santo Tribunale, all’Inquisizione dell’anima mia. Eesterno i miei peccati: confesso ho adorato, ho fornicato con la Natura nel modo peggiore, cioè con amore. -Scena Ottava Rerum naturam earumque inter se similitudinem dissimilitudinemque al earum operatione habendam ese, et iuxta primam rationem calidum ese. Coelum. Terrae Coleum contra penitus contrarium summe Immobili semperque immotae. FINE SECONDO ATTO EPILOGO A tumulazione avvenuta, calato nel suo logulo -Nella tomba storico-filosofica-ben poco restò di Telesio. Lo spirito della música stasera lo accoglie. Libreto de Manlio Sgalambro |